Wikieconomia by Leonardo Becchetti

Wikieconomia by Leonardo Becchetti

autore:Leonardo, Becchetti [Becchetti, Leonardo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economia, Contemporanea
ISBN: 9788815320568
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2014-10-14T22:00:00+00:00


5. Le critiche al commercio equosolidale

I pionieri etici sono più «liberali» dei liberali a parole contrastando oligopoli e promuovendo dignità e accesso al mercato dei deboli

Le critiche fondamentali rivolte al commercio equosolidale dai sostenitori del pensiero tolemaico sono essenzialmente due. La prima è che questa modalità di fare economia viola il principio fondamentale del mercato nel quale il prezzo deve essere determinato spontaneamente dall’incontro di domanda e offerta, e non deciso arbitrariamente da una delle parti, seppure con finalità di bene. La seconda è che si possono ottenere gli stessi risultati, se non migliori, comprando un prodotto tradizionale a prezzi più bassi e utilizzando il surplus per una donazione che promuova l’aumento del benessere dei produttori marginalizzati[7].

La prima obiezione risente di un approccio manualistico che è tipico di chi si ferma alla superficie del problema e non lo approfondisce. Scorrendo i manuali di economia si dovrebbe scoprire che la libera determinazione del prezzo sul mercato ha senso solo quando ci troviamo in un contesto di molteplicità di venditori e di acquirenti (quello che il mercato in realtà dovrebbe essere). Quando invece i rapporti di forza sono sbilanciati in favore dell’acquirente siamo in situazione di monopsonio o di oligopsonio e il prezzo che si determina «spontaneamente» è lontano da quello di equilibrio di mercato, e tutto sbilanciato a favore di chi ha maggiore potere contrattuale. Il modello tradizionale di monopsonio, che troviamo in tutti i manuali di microeconomia, è stato costruito per analizzare il problema classico del padrone della miniera di inizio secolo in Inghilterra o nel Galles (ricordate La cittadella di Cronin?) che in una valle che rappresenta di fatto un’economia chiusa è l’unico datore di lavoro. Il padrone della miniera è in grado di fissare arbitrariamente, in virtù del suo potere di «monopolio» dal lato della domanda di lavoro, salari molto più bassi di quelli che si determinerebbero in un libero mercato nel quale i potenziali lavoratori avessero la possibilità di guardarsi intorno e di scegliere tra diverse offerte di lavoro. Questa situazione è molto simile a quella dei contadini etiopi di Ropi di cui abbiamo parlato in precedenza e di moltissime altre filiere equosolidali, dove i produttori sono lontani dal mercato e devono vendere la loro merce a intermediari con potere di monopsonio, in quanto unici acquirenti del frutto del lavoro di quei contadini. L’intervento degli importatori equosolidali in questi contesti produce dunque effetti esattamente contrari a quelli che paventano i critici. È un intervento volto a ristabilire quella pari dignità e quell’equilibrio tra domanda e offerta che esiste nelle condizioni di mercato standard. In questo senso il commercio equosolidale realizza un intervento di antitrust, svolgendo un ruolo sussidiario rispetto a istituzioni assenti che dovrebbero garantire uno scambio equo tra produttori e intermediari della distribuzione.

Queste considerazioni forniscono anche gli argomenti fondamentali per rispondere alla seconda critica. L’alternativa dell’acquisto tradizionale più donazione caritatevole non risolve la sostanza del problema che abbiamo descritto. Che è un problema di squilibrio di potere contrattuale e di potere di mercato. Una donazione non



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